Essere pessimisti: perché esiste il pessimismo e in cosa può essere utile
Il pessimismo ci circonda. Basta guardarsi attorno per rendersi conto che i pessimisti sono dappertutto. Magari non ti serve neanche guardare attorno: tu stesso sei afflitto da pessimismo (in maniera continua o solo periodicamente). Quando lavori, e ti interfacci con colleghi o clienti, non constati anche tu un certo pessimismo? E negli altri aspetti della vita non è forse la stessa cosa? Questa osservazione mi ha stimolato a riflettere sul ruolo che il pessimismo gioca sul buon funzionamento di un’azienda o dei rapporti interpersonali. Mi sono domandato: si tratta di un colossale errore della natura oppure l’essere pessimisti gioca un determinato ruolo nella vita?
Il pessimismo rappresenta la base di quel realismo di cui spesso abbiamo bisogno, onde evitare di illuderci in modo ingenuo o di sederci sugli allori. In molte situazioni della vita l’ottimismo è assolutamente infondato (ti ho già parlato in un altro articolo quando conviene essere ottimisti e quando, invece, è controproducente). Quando, ad esempio, si fallisce in modo irreversibile, continuare a vedere come positiva una certa situazione può senz’altro consolare, ma non serve a modificarla. In alcune circostanze, quindi, non occorre una visione ottimistica delle cose, ma una visione rigidamente realistica. La persistenza è un pregio, ma non va confusa con l’insistenza: talvolta è più funzionale investire risorse in altre (e migliori) direzioni, quindi cambiare, piuttosto che incaponirsi insistendo ad oltranza.
Sono convinto, quindi, che ci voglia anche del “sano pessimismo” nella vita, quale contrappeso dell’ottimismo. Ad esempio: in un’azienda di successo dovrebbero esserci sia pessimisti che ottimisti. Occorrono dirigenti che sappiano “pensare in grande” o avere una spiccata capacità immaginativa (ad esempio gli addetti al marketing o i progettisti), ma anche dirigenti che possano scoraggiare progetti eccessivamente entusiastici (ad esempio gli analisti finanziari o i tesorieri). Se in un’azienda ci fossero soltanto ottimisti, esaltati dalle possibilità di riuscita, il fallimento sarebbe inevitabile. D’altro canto, troppa cautela e paura di osare distruggerebbero ogni possibilità di innovazione e sviluppo. Nei sistemi sociali dove il risultato finale dipende dall’operato di un gruppo, l’equilibrio tra ottimismo e pessimismo rappresenta la soluzione più produttiva possibile.
Sia ottimisti che pessimisti contribuiscono alla nostra società. L’ottimista inventa l’aereo e il pessimista il paracadute. Gil Stern
Senza dubbio l’ottimismo ha giocato un ruolo importante nell’evoluzione della specie umana. Lionel Tiger, nel suo libro Optimism: The Biology of Hope sostiene che la specie umana è stata selezionata proprio grazie alle sue virtù ottimistiche della realtà. In quale altro modo una specie avrebbe potuto evolversi al punto tale da fare una semina in primavera e persistere poi alla siccità e alla carestia fino all’autunno? Come avrebbe potuto l’uomo costruire regge, cattedrali, templi e tanti altre strutture imponenti che richiedevano tantissimo tempo, anche più vite umane, prima di concludersi? E che dire della capacità di agire e sopravvivere sperando in un futuro migliore? Soltanto l’ottimismo, che è insito nella natura umana, può spingere le persone ad agire con coraggio e tenacia. Ancora: quante persone sono atee e pensano che dopo la vita terrena non ci sia più niente? Eppure, malgrado questo riescono ad essere allegre e felici.
Essere pessimisti quali benefici apporta?
Orbene, questa considerazione sul ruolo che gioca l’ottimismo, apre anche uno scenario complementare: il perché l’evoluzione non abbia eliminato il pessimismo dalla nostra esistenza. Io credo che il ruolo giocato dal pessimismo nella vita umana sia quello di correggere il comportamento errato che mettiamo in atto quando siamo troppo ottimisti. È scientificamente dimostrato, infatti, che le persone pessimiste o depresse vedono la realtà correttamente mentre gli ottimisti la distorcono “adattandola” alle proprie necessità. D’altronde, non sta scritto da nessuna parte che non si possa essere felici nel vedere il mondo più chiaramente. La felicità e la verità (insita nel realismo) possono benissimo convivere, e non sono contrarie l’una all’altra, come erroneamente molte persone credono. Inoltre, i pessimisti, proprio perché tendono ad essere ponderati e a valutare in maniera accurata la propria capacità di controllo, risultano spesso essere anche più saggi degli ottimisti. Dinanzi a molte situazioni siamo impotenti: credere ottimisticamente di poterle controllare è da illusi. Un pessimista difficilmente corre questo rischio. Anche quando bisogna valutare le proprie abilità è sicuro che un ottimista tenderà a sovrastimarle, mentre un pessimista cercherà di dare un giudizio più oggettivo possibile. Inoltre, gli ottimisti, vedendo (o volendo vedere) la realtà migliore di quella che è rischiano di accontentarsi. Viceversa, i pessimisti, muovendo da una visione più critica della realtà, possono essere maggiormente stimolati ad intraprendere un cambiamento.
Gli unici interessati a cambiare il mondo sono i pessimisti, perché gli ottimisti sono contenti di quello che hanno. José Saramago
In linea generale, è possibile affermare che l’essere ottimisti porta a distorcere la realtà in funzione dei propri bisogni, mentre l’essere pessimisti ci rende più obiettivi ed imparziali. Per intenderci: un pessimista valuta le situazioni che gli capitano, sia buone che negative, allo stesso modo. Un ottimista, invece, quando si trova di fronte ad un evento negativo pensa che non sia colpa sua e che presto passerà, mentre, dinanzi ad un evento positivo pensa che il merito sia suo e che quella situazione durerà a lungo e gli sarà di aiuto in molte altre situazioni. Una puntualizzazione: la dicotomia essere ottimisti-essere pessimisti qui presentata è puramente statistica. Ci sono, infatti, anche ottimisti realisti (sebbene in minoranza) e pessimisti che distorcono la realtà (anch’essi in minoranza).
Non temere di coltivare le tue illusioni “benigne”, ma fai in modo che ai sogni seguano anche azioni ponderate e valutate con la giusta attenzione. Il pessimismo, quando non blocca l’iniziativa e non conduce alla depressione, non è poi così malvagio. Se riuscirai a diventare una persona sufficientemente saggia e flessibile da riuscire a bilanciare l’approccio alla vita ottimistico con quello pessimistico, il successo ti arriderà.
Allora cerca di spiccare il volo verso i tuoi obiettivi; ma non dimenticare mai di dotarti anche di un paracadute!
(Tratto da “Arricchisciti” di di Francisco Pacifico)
Un giusto equilibrio tra ottimismo e pessimismo, secondo me, è utile averlo perché ci aiuta ad andare avanti e prendere le giuste decisioni, quando la vita ci pone davanti gli ostacoli!